Ambra Storm
Questa è la storia della mia splendida figlia Ambra Storm Parker, a cui fu
diagnosticata l'anencefalia durante la mia diciottesima settimana di gravidanza.
La sua storia iniziò con un test di gravidanza positivo. Vorrei poter
dire di aver gioito alla notizia, ma non fu così. Ripetei il test tre
volte per assicurarmi che non ci fossero errori. Avevo 17 anni e non ero
pronta per diventare madre. Anche se io e il mio ragazzo ci sentivamo impreparati,
a 17 anni ci assumemmo le nostre responsabilità e ci preparammo a diventare
genitori. Pensavo che essere madre a 17 anni sarebbe stato difficile.
Non immaginavo cosa mi aspettava!
Attorno alle 5 settimane prenotai la prima visita e feci la prima ecografia a
7 settimane e 6 giorni. Sembrava tutto a posto, l'unica cosa un po' preoccupante
era il battito, leggermente accelerato. L'infermiera mi disse che era una cosa
piuttosto comune e che avremmo fatto altri controlli. Programmammo una visita
ogni sei settimane. La cosa peggiore dei primi mesi fu una forte nausea che non mi dava tregua.
Il 12 luglio 2011, a 18 settimane, il mio ragazzo Kyle, mia madre e io ci
recammo dal medico per un'ecografia. Eravamo eccitati, ci eravamo portati
dietro un po' di contanti perché io e Kyle avevamo fatto una scommessa. Io
pensavo che il bimbo fosse femmina, mentre Kyle voleva un maschio. L'ecografo
lavorò lentamente perché la bimba era molto attiva. Ogni volta che la
sonda si avvicinava alla mia pancia lei scalciava e tirava pugni. Era bellissimo
vederla combattere contro l'ecografo. Lui continuava a dire che era difficile
ottenere immagini chiare. Prese le misure e poi ci chiese se volessimo conoscere
il sesso. Non esitammo un attimo e fummo felici di scoprire che aspettavamo una bimba!
L'ecografia durò circa un'ora. Mia madre aveva capito che qualcosa non andava, era troppo tempo. Poi l'ecografo disse che doveva consultarsi con i colleghi e ci lasciò soli. Kyle e io eravamo presi a mandare messaggi a tutti per diffondere la bella notizia. Mi madre continuava a dire che era strano che ci fosse voluto così tanto, ma io mi dicevo che non poteva esserci niente di grave: dallo schermo sembrava tutto normale. L'ecografo tornò per dirci di andare immediatamente dalla dottoressa.
Mentre aspettavamo fuori dall'ufficio, io ancora non pensavo che ci fosse qualcosa che non andava. Come ogni brava madre avrebbe fatto, mia mamma a cercò di prepararmi. Mi disse che a volte gli organi si sviluppano fuori dal corpo, ma che spesso tutto era risolvibile con un'operazione dopo la nascita. A me e al mio ragazzo andava bene: era nostra figlia, l'avremmo amata comunque.
Entrammo nell'ufficio e la faccia della dottoressa parlava da sola.
C’era qualcosa di grave. Ci chiese se avessimo mai sentito parlare dell'anencefalia. Dicemmo di no; lei ci spiegò che la nostra bimba non sarebbe sopravvissuta. Ci disse che il cranio non si era formato; inoltre sembrava che mancasse il rene destro. Aveva solo un'arteria ombelicale e solo tre camere cardiache.
A dire la verità, non la ascoltai attentamente. Annuivo e sorridevo. Continuavo a pensare, ha detto "terminale"? Guardai Kyle, che era sconvolto. Sentivo mia mamma fare un sacco di domande alla dottoressa. Non capivo cosa stessero dicendo. Sentii "Non è in grado di regolare la temperatura corporea", nient'altro. Più tardi mia mamma mi spiegò tutto e riuscii a capire, ma ancora non accettavo il fatto che a me, dall'ecografia, era sembrato di vedere una bimba sanissima. Continuava a muoversi, sembrava normale. Com'era possibile?
La dottoressa ci prospettò la possibilità di un aborto ma Kyle e io non ne discutemmo nemmeno. Ci guardammo e dissi alla dottoressa di no. Sapevo che Dio la avrebbe presa con Sé quando l'avesse ritenuto giusto, non era una mia scelta e io avrei accudito la bimba per tutto il tempo che Lui voleva. La dottoressa ci lasciò soli a pensare.
Poi andammo dai genitori di Kyle per dar loro la notizia. Solo allora realizzammo del tutto quello che stava succedendo. Avevo appena iniziato a essere felice di diventare madre. Avevo iniziato a sognare quello che desideravo per lei e quello che avremmo fatto insieme. Io e il mio ragazzo avevamo ordinato la culla e l'ovetto. Avevamo scelto i lenzuolini, a tema Momenti Preziosi. Avevo immaginato il suo primo Natale, visto che il termine era il 14 dicembre. Pensavo che l'avremmo viziata tantissimo. Ora mi stavano dicendo che per Natale non sarebbe più stata tra noi.
Qualche ora dopo la mia dottoressa mi chiamò per organizzare un incontro con un medico esperto di salute materno-fetale e con un genetista, per effettuare esami più approfonditi e avere informazioni più dettagliate sulla diagnosi. Più tardi quello stesso giorno, Kyle e io decidemmo che la bimba si sarebbe chiamata Ambra Storm. Il giorno dopo mi misi a fare ricerche. Volevo sapere cosa sarebbe accaduto. Già ero spaventata all'idea di diventare madre così giovane. Non pensavo che avrei dovuto affrontare anche la morte di mia figlia.
Arrivata in clinica, mi fecero quattro ecografie molto approfondite. Fu bellissimo vedere di nuovo la mia bimba sullo schermo. Ovviamente aveva preso da me ed era testarda. Aveva il sederino alzato e non voleva farci vedere la testa! Da quello che riuscimmo a vedere, la diagnosi di anencefalia fu confermata. Scoprimmo che il rene destro era presente ma non funzionante. Aveva anche tutte e quattro le camere cardiache. Pensavano avesse un piedino torto, ma poi si scoprì che non era così. Scoprii di soffrire di polidramnios (eccesso di liquido amniotico). Potevamo scegliere di drenarlo, con la stessa procedura dell'amniocentesi, ma decidemmo di no. I medici dissero che il liquido si sarebbe comunque riformato entro 24 ore, quindi non avrebbe avuto senso.
Durante la gravidanza avevo la fortuna di poter fare ecografie quando volevo, quindi ne feci molte. Vederla mi riempiva di gioia. Anche se aveva sempre il sederino per aria e non ci permise mai più di vedere la testolina. Durante una delle visite dovettero mettermi con le gambe sopra la testa per cercare di convincere Ambra a spostarsi, e non servì a niente. Era un po' testarda, aveva preso da me.
Dopo questa visita iniziammo a pianificare. Il piano del parto fu la cosa più difficile: bisogna considerare e includere ogni eventualità. Sapevo cosa volevo che succedesse se fosse nata morta, e cosa volevo che succedesse se avessimo potuto portarla a casa.
La cosa più dolorosa fu l'organizzazione del funerale. Continuavo a pensare, ho 17 anni! Perché sto organizzando il funerale di mia figlia?
Ambra adorava essere cullata fino ad addormentarsi (dormiva pochissimo!) e la spaventavano i rumori forti. Le partite di football quindi non erano il massimo per me. Lei era buffissima. Mi tirava qualche calcio, poi stava immobile per tre minuti, poi la mia pancia rimbalzava su e giù. Era come se stesse dando un festino là dentro!
A causa dell'eccesso di liquido respiravo male. Ero diventata enorme! Decidemmo per l'induzione il 10 novembre 2011. Esattamente 35 settimane e un giorno.
Alle 5 del mattino mi ricoverarono in ospedale. Ero dilatata di 2 cm quindi mi diedero due dosi di Cytotec per via orale, per cercare di farmi dilatare di più. L'unico vantaggio dell'eccesso di liquido era che non sentivo le contrazioni. Dallo schermo vedevo che erano molte e intense. A mezzogiorno mi visitarono e la dilatazione era rimasta a 2. Verso le tredici però entrai in travaglio e le contrazioni si fecero davvero dolorose. Non volevano farmi l'epidurale perché non ero in travaglio attivo. Volevano aspettare che mi si rompessero le acque. Io non volevo niente che mi addormentasse perché non volevo perdermi neanche un secondo del parto. Alla fine accettai 1 mg di Stadol in endovena.
Circa 5 minuti dopo mi si ruppero le acque. Non ricordo molto di quello che successe dopo. L'anestetico fece effetto e per le due ore successive continuai a perdere conoscenza. Mi ricordo che dissi che mi si erano rotte le acque, ricordo la sensazione. Ricordo che c'era tanto liquido, sembrava non finire mai. Mi dispiaceva per le infermiere che avrebbero dovuto pulire. Poi ricordo che le infermiere mi dissero di stare ferma mentre infilavano l'ago per l'epidurale. Cercai di dire loro che avevo perso il controllo del mio corpo, ma non riuscivano a capirmi. Mi dissero poi che non stavo pronunciando frasi sensate. Nella mia testa quello che dicevo era molto chiaro, fu davvero frustrante.
Comunque, andando avanti, anche perché nelle due ore successive continuavo ad addormentarmi e risvegliarmi, Kyle mi salutò e uscì per prendere qualcosa da mangiare, visto che sembrava che le cose andassero per le lunghe. Entrò l'infermiera, mi visitò e disse che era il momento. Mi disse di provare una spinta e poi smettere. Eravamo arrivati alla fase del coronamento. Chiesi a qualcuno di correre dietro a Kyle e impedirgli di andarsene e perdersi tutto il divertimento.
Sono veramente grata per l'epidurale. Mentre spingevo non sentivo nulla, mi ricordo che ridevo, era divertente.
Ripensandoci credo di aver capito che qualcosa non andava, perché non sentivo Ambra muoversi. Di solito era scatenata! Avevo scelto di evitare il monitoraggio fetale durante il travaglio perché non volevo sapere se fosse morta. Dallo sguardo della dottoressa capii che qualcosa non andava, ma subito dopo mi disse di spingere ancora. Dopo 20 minuti di spinte, Ambra arrivò. Me la posarono sul grembo e la pulirono.
Nessuno parlava.
Ricordo che guardai mia mamma, lei annuì. Ma nessuno disse mai “Se n’è andata”.
Kyle ci mise circa 10 minuti a capirlo. Non aveva mai visto un neonato e non sapeva che normalmente strillano. Non sapeva che fosse già morta.
Ambra era nata alle 19.19 e pesava 1,27 kg. Era lunga 39,5 cm, 20 dei quali di gambe!
Le infermiere furono splendide. Avevano già visto casi di anencefalia quindi sapevano come comportarsi. Mentre loro si occupavano di me, Kyle fece il bagnetto ad Ambra. Dopo averle coperto la testolina lasciammo entrare i parenti. Le cuffiette che avevamo comprato erano larghe ma trovammo un berretto che le stava perfettamente. Volevamo che il fotografo la immortalasse con alcuni vestitini che avevamo scelto, ma ero così piccola che gli abiti l'avrebbero inghiottita. Quindi decidemmo di fare entrare famiglia e fotografo.
Mentre tutti se la passavano tra le braccia c'era un senso di pace.
Come ogni madre, mi misi a contarle le dita dei piedi e vidi che erano solo nove. Poi suo papà osservò che aveva preso da lui, con il mignolo ripiegato dietro all'altro ditino. Mi misi a ridere osservando quando ci assomigliava. Aveva i miei capelli scuri e le ciglia lunghe del papà, i miei zigomi e le nostre gambe lunghe. Aveva il mento di mia mamma e il naso di famiglia.
Volevamo prendere le impronte della manina ma le sue piccole dita rimanevano strette in un pugno. Provammo a prendere il calco del piedino ma riuscimmo a ottenere solo quattro dita (il calco asciuga molto velocemente). Mi piace comunque guardarlo perché mi ricorda quanto poco è stata con noi - giusto il tempo di prendere il calco delle dita.
Ricordo che non piansi finché arrivò il momento di affidarla alle pompe funebri. Io e i miei genitori ne avevamo parlato perché sapevamo che sarebbe stata la parte più difficile. Sapevo che quando sarebbe diventata rigida l'avrebbero portata via. Era il momento. Io e Kyle la vestimmo e la salutammo. La misi in una cesta e la affidai a mio papà, che la consegnò alle pompe funebri.
Come ho già detto non ricordo molto, credevo di essere stata con lei per solo un'ora o due ma in realtà sono state tre ore e mezzo. Avrei voluto avere più tempo, ma probabilmente è meglio così. Era una bimba preziosa e i minuti insieme sono stati gli unici "Momenti Preziosi" che mai ci uniranno.
Rimasi in ospedale 24 ore.
Sabato pomeriggio, due giorni dopo la morte, fu il momento del funerale. Avevamo pianificato tutto quando ero incinta. Le pompe funebri ci fornirono la bara gratis e molte altre persone in città decisero di contribuire. Forse sembra una decisione strana ma per il funerale scelsi il tema Farfalle. Mentre io e mia mamma stavamo scegliendo le poesie per il programma del funerale, me ne aveva colpita una sulle farfalle. Una farfalla decise di posarsi sulla corona di fiori sulla bara, durante la messa. Ora ogni volta che vedo una farfalla penso a lei. L'unica cosa a cui non ero preparata era la vista della bara. Era minuscola, della sfumatura di bianco più perfetta che si possa immaginare.
Durante tutta la gravidanza, feci il possibile per non piangerla. Era ancora viva e non volevo piangerla finché non se ne fosse andata. Spesso era difficile, mi ero immaginata tante volte il suo futuro. Con il termine a dicembre, avevo sognato il suo primo Natale. Dopo che se ne andò, i sogni diventarono incubi.
Ora è passato un mese e ci tengo a fare conoscere la nostra esperienza ad
altre mamme di bimbi affetti da anencefalia. Mentre facevo le mie ricerche mi aiutò
tanto scoprire ciò che altre mamme, col senno di poi, avrebbero voluto fare diversamente.
Quindi, ecco i miei consigli. Non ricordo chi mi disse di prepararla e consegnarla alle
pompe funebri. Se me lo ricordassi gli serberei ancora rancore. Non volevo lasciarla ma temevo
di sembrare pazza se avessi chiesto di passare un po' della notte con lei. Quindi lasciai che
la portassero via. Probabilmente non realizzavo che si trattava degli unici momenti con lei
che avrei mai avuto. Non lasciate che quello che pensano gli altri influenzi quello che fate
con i vostri Angeli. Avrei voluto avere più tempo, primo perché mi ricordo poco di quelle ore,
e secondo perché quelle tre ore con mia figlia devono bastarmi per una vita intera. è
questo il mio maggiore rimpianto e il consiglio che mi sento di dare.
Spero di essere stata di aiuto. Se avete domande sono felicissima di aiutarvi o di fare
due chiacchiere. So quanto sia difficile tutto questo.
Micah
Aggiornamento 10 novembre 2019
Buon compleanno, Ambra Storm!
Non riesco a credere che oggi avresti 8 anni. è assurdo che sia passato così tanto tempo. Ho avuto alti e bassi.
Credo di essere stata molto aperta e sincera riguardo al mio viaggio con Ambra e anche adesso, che ho due splendidi figli, sono sincera rispetto alla sua perdita.
Mi fa ancora male il cuore a pensare a lei. Sì, è stupenda e per me è stata una benedizione, ma sto male.
Detto questo con il passare degli anni mi rendo conto che non la piango più. è strano ammetterlo. Forse sono un pochino più saggia di quando avevo 17 anni. Non sento più quel dolore profondo, invalidante. Però circa un anno fa ho sentito qualcosa che non saprei descrivere a parole.
Non fui l'unica a perdere qualcosa quel giorno. Nei mesi successivi alla morte sicuramente mi comportai come se fossi l'unica persona colpita da quel fatto devastante, ma c'era anche il papà. C'erano i nonni, che avevano perso la nipotina.
Quando ripensiamo alla nascita di Ambra tutti ricordano la pace che regnava nella stanza. Ricordano che c'era una presenza, varcata la soglia, spiegabile solo come Divina. Sapevamo che stava accadendo qualcosa di straordinario. Ma ripenso anche ai mesi successivi: feci di tutto per fuggire da quella pace e da quella serenità. Ho già detto che ho un ricordo sfocato dei mesi e delle ore successivi. Tiravo avanti, come un automa. Per anni ne ho subìto le conseguenze. Una domanda che mi fanno spesso è come si fa ad andare avanti. La mia risposta è sempre la stessa. Eravamo ragazzini, ero immatura, non sapevo controllare le mie emozioni. Non c'è un modo giusto di affrontare la sepoltura di tuo figlio. Quindi il modo giusto per andare avanti è quello che ognuno si sente.
L'anno scorso, per il suo compleanno, non ho postato nulla. C'era una cosa che mi premeva dire, ma non sapevo come farlo e non volevo offendere nessuno. Poi mi è tornato in mente che sono sempre stata sincera e che Ambra è stata una benedizione, anche se non sempre è stato facile.
Quel giorno non fui l'unica a perdere qualcosa. Il papà di Ambra perse una figlia.
Per molto tempo fui molto arrabbiata con lui, perché non soffriva quanto me. Fu solo più avanti, parlando con mio marito, che capii. La mia perdita era diversa da tutte le altre. Lei era mia. Era cresciuta dentro di me. Avevo sentito i suoi calci ogni giorno e ogni notte. Mio marito e io stavamo parlando di nostra figlia Rayne e di come, per quanto Michael fosse stato un ottimo papà per tutta la gravidanza, il legame con la bimba per lui fosse davvero iniziato solo dopo la nascita. Parliamo quindi di qualcosa di completamente diverso.
Ne rimasi colpita: per anni avevo serbato rancore, chiedendomi perché il papà di Ambra non piangesse la bimba come facevo io. Pensavo che soffrisse meno di me. Che egoista sono stata.
Questo fa davvero riflettere!
Mia mamma soffrì molto. Non solo per la nipotina ma anche per me, sua figlia. Ora, da mamma, non riesco a immaginare di vedere mia figlia Rayne attraversare qualcosa di così doloroso senza poterla aiutare. è questo che fanno le mamme. è questo che fanno le famiglie, in generale.
Quindi, in occasione di questo compleanno e dello scorso mi sono concentrata sul riflettere e lasciar andare. Sul capire che non ero e non sono mai sola.
Non dico che sia facile: la perdita fa male. Sono molto grata ai miei figli, che portano pazienza se, a volte, la mamma si innervosisce quando perde il controllo, perché non vuole perdere un altro prezioso angelo.
Voglio aggiungere che sono veramente orgogliosa del papà di Ambra. Non siamo più in contatto. All'inizio ne ho sofferto tanto, perché pensavo che lui fosse la mia unica connessione con lei, quindi la fine del nostro rapporto mi faceva male. Come sappiamo, Dio ha grandi piani. Semplicemente non conoscevo le gioie che mi aspettavano. Sono sicura che lui potrà dire lo stesso. Ogni tanto degli amici in comune lo taggano nelle foto e riesco a farmi un'idea dell'uomo che è diventato. Ne sono orgogliosa. Se a diciassette anni ci avessero detto cosa saremmo stati in grado di superare da grandi, non ci avremmo creduto.
Ambra è stata una delle più grandi benedizioni, lezioni ed esperienze della mia vita. Mi ha reso la donna e la mamma che sono ora. So che la incontrerò di nuovo, che conoscerà la sorella e i fratelli e sarà la cosa più bella che si possa immaginare.
Fino ad allora: vola alto, piccola mia.
Ultimo aggiornamento di questa pagina : 14.12.2022