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Perché portare in grembo un bimbo morente?

La prospettiva di una madre

Probabilmente molti di voi si chiedono, "Che senso ha?". E forse provate pena per me, perché ho "dovuto" continuare a portare in grembo un bimbo destinato a una vita brevissima... Sono emozioni che comprendo, perché quando mia sorella era incinta di Thomas Walter (a cui fu diagnosticata l'anencefalia a 18 settimane, e che visse appena 17 ore e mezza) non capivo del tutto la situazione. Sapevo che era la cosa "giusta" da fare. Non lo misi mai in dubbio. Sapevo che se la stessa cosa fosse accaduta a me (impossibile, pensavo!) non avrei avuto altre opzioni. Ma pensavo a quanto fosse orribile sapere, per più di quattro mesi, che il bimbo in pancia non sarebbe sopravvissuto dopo la nascita.

Quando nacque, ebbi la possibilità di tenere in braccio mio nipote e vederlo per la prima volta come una persona reale. E allora iniziai a capire che non si tratta dolo di "etica". Quando, incredibilmente, anche a mio figlio Benedict fu diagnosticata la stessa condizione 4 anni dopo, allora capii davvero, anche se ci misi molto tempo a tradurre il sentimento in parole. Solo dopo la diagnosi di Charlotte trovai il modo di comunicare quello che provavo.

Qualcuno penserà che non abbiamo interrotto le gravidanza perché siamo contrari all'aborto, perché siamo cattolici, o magari perché mia sorella aveva già scelto di non farlo. E' vero, magari questi fattori hanno avuto un peso, ma il motivo della scelta, nel profondo, è un altro.

Si tratta di amore! Si tratta dei miei bambini!

Il tema qui non è una patologia tragica e fatale. Stiamo parlando dei miei figli.

Non è che siamo più forti degli altri. Non siamo più bravi a sopportare il dolore. L'anencefalia porta alla morte poco dopo la nascita, questo è un dato di fatto. Ma causare la morte di Charlotte ancora prima non avrebbe cambiato nulla. Anzi, ci avrebbe rivatti dell'esperienza meravigliosa di conoscerla e amarla.

La tragedia non è sapere che il bambino morirà. La tragedia è che il bambino morirà.

Non è bello saperlo mesi prima, ma almeno questo ti prepara ad apprezzare e amare una vita così breve, senza perderne neanche un minuto.

Il valore di Thomas Walter, di Benedict, di Charlotte non si può misurare dalla lunghezza delle loro vite - non è un criterio valido per un adulto, quindi perché applicarlo a un neonato? Un figlio non è un oggetto, un accessorio. Un figlio è un dono, una nuova entità, una preziosa anima individuale amata da Dio. Tutti veniamo creati per uno scopo, c'è un motivo per cui siamo qui. E anche se questo scopo spesso non ci è chiaro, ognuno di noi gioca un ruolo chiave per il prossimo e per la comunità.

Che scopo si può realizzare in 9 mesi e un giorno? Io non lo so, ma Dio sì.

Quello che so è che Benedict ha avuto un impatto permanente sulla nostra famiglia, ci ha insegnato a rallentare, apprezzare la vita, amare ancora di più gli altri nostri figli. Ci ha fatto capire che il futuro non si può prevedere né tantomeno controllare, ci ha fatto capire che dobbiamo affidarci a Dio. E quanto spesso capita di poter provare un amore veramente incondizionato per qualcuno? Un amore che davvero non si aspetta nulla in cambio? Provare un sentimento così puro è una vera benedizione!

Quindi, non commiseratemi per aver portato in grembo una figlia morente. Portare in grembo una persona splendida è un onore. Piangete con noi per il fatto che nostra figlia morirà. Non avremmo mai rinunciato al nostro tempo con Benedict solo per non provare il dolore di perderlo. E ora, con Charlotte, è esattamente lo stesso.

L'ho sempre pensata in questi termini: se a vostro figlio di 3 anni venisse un cancro fatale e incurabile e gli rimanessero solo 4 mesi di vita, preferireste che i medici lo uccidessero subito, per non dover attendere la sua morte? O vorreste piuttosto passare tutto il tempo possibile con il bimbo e ricoprirlo d'amore per ogni secondo che gli rimane da vivere?

Dopo Benedict ci hanno chiesto, "Ne è valsa la pena?". Assolutamente sì. Abbiamo potuto abbracciarlo, conoscerlo, amarlo prima di lasciarlo andare... I suoi fratelli hanno capito che li avremmo sempre amati, nonostante le loro imperfezioni. Abbiamo dato a Benedict tutto quello che potevamo. Certo che ne è valsa la pena. Amate i vostri figli, e ricordate che ognuno di loro ha una missione. I figli sono sempre e solo una benedizione di Dio - anche se non restano con noi a lungo...

Teresa Streckfuss

Maggio 2004

 

 

Ultimo aggiornamento di questa pagina : 23.06.2023